“Senza paura e malattia la mia vita sarebbe una barca senza remi” (Edvard Munch)
di RITA COLEINE. “Una sera passeggiavo per un sentiero", racconta Munch, “da una parte stava la città e sotto di me il fiordo. Ero stanco e malato. Mi fermai e guardai al di là del fiordo, il sole stava tramontando, le nuvole erano tinte di rosso sangue. Sentii un urlo attraversare la natura; mi sembrò quasi di udirlo. Dipinsi questo quadro, dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando”.
“Mal di vivere”. In qualche modo è il male del momento che, a contatto con ambienti simbolisti si manifesterà con opere angoscianti, tragiche, intense e di sconcertante modernità.
Il percorso dello straordinario pittore è costellato di eventi tragici che marchiano a fuoco il suo animo. Temi quali l'amore, il dolore, la morte e di conseguenza l'angoscia e l'ansia, vengono rappresentati in modo assolutamente ineluttabile, come un fiume in piena che travolge e distrugge, tanto da destare scandalo nei contemporanei astanti, impreparati a comprendere tale forza espressiva.
Nel 1892 il pittore inaugura uno stile più moderno, per certi versi più vicino al sintetismo di Paul Gauguin, nel quale il colore è steso in campiture piatte e le linee hanno già il ritmo decorativo dell'Art Nouveau. La censura gli costerà la chiusura della mostra presso l'Associazione degli artisti berlinesi, provocando un dibattito tanto ampio che condurrà alla nascita della Secessione berlinese.
Saranno solo gli intellettuali illuminati del Nord e Centro-Europa a comprendere le importanti novità: Henrik Ibsen, la cui opera teatrale è intrisa dello stesso clima claustrofobico e angosciante, August Strindberg, autore e drammaturgo svedese, lo storico dell'arte tedesco Julius Meier-Graefe, il poeta polacco Stanislav Prybyszewsky. Tuttavia altre figure intellettuali contribuiscono alla formazione dell'artista: gli scritti di Kierkegaard, Schopenhauer e Nietzsche. È in quest'ultimo, pensatore più amato negli ambienti d'avanguardia, che Munch trova maggiore corrispondenza intellettiva, condividendo la difficoltà di dialogo e comprensione tra i due sessi, tema ricorrente nella sua produzione artistica.
La donna rappresenta un misterioso e pericoloso mondo per Munch, il rapporto difficile tra uomo e donna, in Munch si colora di toni oscuri e spaventosi che rendono tutti i possibili momenti di contatto, ragione di ansia e depressione.
Su queste basi Il fregio della vita (1892) vede Munch impegnato nel progetto delle quattro grandi fasi della vita dell'uomo: l'amore che nasce, la crescita e il declino dell'amore, l'angoscia della vita e la morte. Sarà un ciclo senza fine, destinato ad arricchirsi costantemente con nuove tele, dalle quali il pittore non si separerà mai. Fanno parte del progetto opere quali Angoscia (1894, Oslo, Nasjonalgalleriet), Gelosia (1895, Bergen, Collezione Ramus Meyers), L'urlo, Madonna (1894-95, Oslo, Nasjonalgalleriet).
Quest'ultima è una delle immagini più inquietanti dipinte dall'artista, ripetuta in più versioni, sia su tela che in litografia. Protagonista indiscussa dell'immaginario inconscio dell'artista, la figura di questa donna tanto bella e sensuale quanto inafferrabile è l'emblema della donna-dea, attraente e temibile.
Non meno intensa è la riflessione sul passaggio dalla fanciullezza all'età adulta: Munch congela il momento interpretando magistralmente il tema nella tela dal titolo evocativo Pubertà, nella quale una ragazzina siede nuda sul letto, in una posa pudica, con le braccia a coprirsi, l'espressione del volto indecifrabile e dietro la figura fragile, un'ombra che converge sul corpo nudo quasi a volerla inghiottire.
In viaggio per l'Europa, Munch in preda ad una frenesia creativa mista a follia e alienazione, crolla nel 1908, anno in cui viene ricoverato nella clinica psichiatrica del dottor Jacobson a Copenaghen per curarsi dall'alcolismo e dalle sempre più frequenti crisi nervose. Segnato nel profondo da questa difficile esperienza, inizia una nuova fase esistenziale, cercando nuove soluzioni espressive. Il suo stile visionario e la modernità delle tematiche, la sua produzione a stampa (litografie, acqueforti e xilografie) rivestono un ruolo di primaria importanza lasciando un prezioso insegnamento ai futuri esponenti dell'Espressionismo tedesco, e sarà oggetto di ammirazione da parte di molti giovani artisti già agli albori del nuovo secolo.
L' Urlo è una delle tele più emblematiche e celebri della fine del diciannovesimo secolo. Tale è la forza del grido disperato di quest'uomo da deformare il paesaggio che lo circonda: qui la natura sembra partecipare al suo dolore e al suo disagio esistenziale.
"L'urlo" (1893, Oslo, Munch Museet)
Le linee e il colore non fanno che accentuare l'atmosfera tesissima della scena, conferendo all'astante una partecipazione tangibile evidente dello stato d'animo altrimenti difficilmente esprimibile. Le emozioni sono qui rappresentate in maniera assolutamente moderna e ineludibile, attraverso la particolare stesura del colore insieme all'idea della linea che saranno elementi caratteristici dell'espressionismo.
Opera di assoluta modernità, rappresenta con forza straordinaria l'espressione e il linguaggio inedito del dolore e delle paure di un'umanità sola e sofferente. De L'Urlo esistono molteplici varianti: l'artista ha ripetuto ossessivamente lo stesso soggetto con tecniche diverse. (RITA COLEINE)
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