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LETTERA DELL'AMORE STANCO




LETTERA DELL'AMORE STANCO


«Caro amore mio,

oggi la giornata non passa mai, così ho preso questo foglio per scriverti ciò che sto provando da un po’ di tempo a questa parte. Premetto con il dirti che t’amo e che ho ‘per te nemmeno un minuto di non amore’. Ho bisogno di sottolinearlo perché ciò che scriverò qui, di seguito, sembrerà non confermare e, addirittura, invalidare tale premessa, che ti chiedo di tenere bene a mente mentre leggerai. 

Sono molto stanca amore mio, tra di noi le cose non vanno. Se prima ci trovavamo a combattere tutte le battaglie insieme, ora lo scenario è quello di una guerra in cui siamo reciproci nemici: com’è potuto accadere? Anche nei nostri silenzi sento il ticchettio delle spade, il rombo dei carrarmati, il tremolio delle armature. Li sento mentre ceniamo. Li sento al risveglio. Li sento in ogni momento fino a quello in cui vai via, dicendomi ‘a dopo amore’: allora tutto il rumore scompare, e cominci subito a mancarmi, dimentico totalmente il senso di guerra che mi opprime, e mi manchi, quanto mi manchi, amore mio, come non potessi vivere senza di te. Eppure prima, quando eri con me, ero spazientita. E invece mi trovo a dirti sempre, appena ti stacchi da me, ‘torna, corri!’, mi viene da urlarti ‘non indugiare che sto male!’. Perché è così, se non ci sei sto male e non capisco dove inizi l’idealizzazione e finisca la realtà. Provo un male benevolo, quasi piacevole, che mi dà il senso della nostra appartenenza, il gioco della nostalgia, il pudore della nudità, e mi accorgo che è certo, ti amo ancora, perché dubitarne? Quando vai via, depongo l’armatura e, improvvisamente, ci sei tu vicino a me, come non fossi andato via. Quando vai via, ti amo più di quanto un tormento ami il buio, più di quanto la paura ami la luce. Ti amo più di me stessa. 

Ecco, amore mio, io mi domando perché stiamo ancora insieme. Ci siamo reciprocamente spaventate nel tempo con le nostre incompatibilità, ma avremmo dovuto semplicemente comunicare, inserendo nel dialogo non solo il testo, ma anche e soprattutto un supplemento d’anima. 

Ecco, amore mio che non è più mio, quello che è mancato nelle tue comunicazioni è stata l’anima, ed io ora sono troppo stanca per lottare ancora, pur provando una forte paura a non averti più. Non trovo più il mio combustibile in te e per te. La responsabilità è di entrambi, ma uno delle due deve azzardare: ti lascio. Ricorda la premessa e, ora che l’hai in mente, ti dico: basta. Ti amo, è vero, ma non amo te, amo la persona che c’era prima di te. Adesso sei altro, mio amore stanco. Merito un amore entusiasta, che quando mi vede fa le fusa. Mi domando: se anche gli umani facessero le fusa, quante coppie si sfalderebbero? Perché ho dovuto passare tutto il tempo del nostro noi ad ascoltare con l’orecchio attento le tue fusa impercettibili, per avere la certezza che mi amassi davvero? E so, per quanto impercettibili a volte le abbia ascoltate, che non mi fai le fusa da troppo tempo, ormai».

 

Romina Ciuffa, 21 aprile 2025 


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