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A ME LE ORECCHIE, A TE L'ORGASMO: LA POTENZA DELL'IPNOSI

A ME LE ORECCHIE, A TE L'ORGASMO

Ipnosi, sesso e musica

Uno studio di Romina Ciuffa



Milton Erickson, il più grande ipnoterapeuta di sempre, soffrì fin da giovanissimo di molti problemi neurologici; oltre a dislessia e un grave daltonismo, che gli permetteva di apprezzare solo il viola, allergie, due poliomieliti che gli causarono atonia muscolare e un'aritmia cardiaca, egli nacque con alcuni deficit sensoriali come amusia o sordità tonale, ossia l’incapacità di apprezzare e cogliere l’armonia dei suoni musicali. Ciononostante, il testo che meglio lo descrive è titolato: “La mia voce ti accompagnerà” (proprio come una musica). A quattro anni, ancora non parlava. La madre diceva: “Quando sarà ora, parlerà”.


Lo stesso bambino, adulto, già esperto terapeuta in ipnosi, descrisse molti anni dopo il seguente episodio.


LO SENTE?

Una donna si prestò come soggetto volontario a un seminario. Disse che molte persone avevano lavorato con lei per delle ore, ma senza che le suggestioni avessero effetto. Così le feci alcune domande su di lei. Era francese. Citò i cibi francesi che preferiva, mi parlò di un certo ristorante francese di New Orleans che le piaceva, E mi parlò di quanto le piacesse la musica. Descrisse proprio la musica.

Quando vide che ero in un atteggiamento come se ascoltassi qualcosa, girò la testa e si mise ad ascoltare con l’altro orecchio. Sentiva meglio dall’orecchio sinistro. Così io chiusi il mio destro. “lo sente anche lei?”, dissi. “È molto in lontananza? Mi chiedo quanto è lontana quell’orchestra. Sembra che si avvicini”.

E ben presto non riuscì a trattenersi dal battere il tempo di quella musica. Allora le domandai: “Ma c’è un violino solo, nell’orchestra, o sono due?”. Ce n’erano due. Indicò l’uomo che suonava il sassofono. Insomma ci divertimmo. Mi chiesi se l’orchestra era arrivata alla fine di quel pezzo e se stavano attaccando con un diverso genere di musica. Lei sentì tutti i suoi motivi preferiti. L’ipnosi riesce al meglio quando si pensa certi fenomeni. Se ascoltate un balbuziente, non potete fare a meno di formare voi stessi le parole. Formate voi stessi le parole, per dargli una mano.

Questo è un modo di suggerire allucinazioni uditive molto più elegante del solito, in cui l’ipnotizzatore dice: “Sentirai…”. Di nuovo Erickson mette in risalto la tendenza umana voler aiutare gli altri. E così, quando fa vedere di essere quasi arrivato sentire l’orchestra, la paziente lo aiuta, sentendolo lei. [1]


Tutti i suoni che il feto percepisce sono filtrati dal liquido in cui è inserito ed è grazie alle vibrazioni che può sperimentarli: i primi due stimoli - uditivo e sensoriale - avvengono in contemporanea, si fisseranno nella memoria profonda e, con gli altri, andranno a formare il patrimonio musicale individuale: l’ISO, l’identità sonora, principio cardine dell’elaborazione teorica del modello Benenzon, ideato da Rolando Benenzon. Si tratta di un insieme infinito di energie sonore, acustiche e di movimento che appartengono ad un individuo e che lo caratterizzano. Esso contiene i modelli sonori ereditati ontogeneticamente e filogeneticamente: dai suoni intrauterini come il battito cardiaco, il respiro e così via, fino a fenomeni sonoro-musicali che diventano universali nel tempo, come la scala pentatonica utilizzata nelle ninne nanne di tutto il mondo.

È caratterizzato da tre tratti fondamentali: è un nucleo energetico plastico, soggetto a continui ampliamenti e rimodellamenti nel tempo; risiede nell’inconscio; ha sede nella memoria non verbale. Si distinguono cinque identità sonore: l’ISO universale, tipica di tutti gli esseri umani aldilà del contesto storico culturale e sociale, costituita dal battito cardiaco, i rumori intestinali, il movimento del liquido amniotico, il suono del respiro, il ritmo del camminare, il flusso sanguigno, tutte quelle energie sonore tramandate da millenni da persona a persona. L’ISO gestaltica poggia le sue basi sull’ISO universale ma se ne distacca dando inizio all’individualità del soggetto, con la comparsa dell’embrione e il suo divenire in feto: melodie, voci, rumori, movimenti, cambi di gravità, una sterminata gamma d’informazioni non verbali che costituiscono una sorta di comunicazione analogica andrà a depositarsi nell’inconscio, creando così materiale sonoro che costituirà la memoria non verbale. L’ISO culturale è costituita dall’identità sonora propria della comunità in cui il bambino è inserito: frammenti melodici, voci di genitori e parenti ed altro. L’ISO complementare è l’insieme di piccole modifiche attuate ogni giorno sotto l’effetto di circostanze ambientali e dinamiche. Infine l’ISO gruppale si collega allo schema sociale nel quale l’individuo si trova.

Queste identità sonore variano negli individui ma non eliminano, nel sordo, gli effetti della musicoterapia e di un’ipnosi fondata sul ritmo e sull’identità universale e gestaltica. Il suono può essere immaginato.

Ne è riprova il cosiddetto “earworm”, il motivo che resta in mente, un baco del cervello indipendente dalla volontà dell’ascoltatore immaginifico. Ascoltare musica oppure solo immaginarla nella mente attiva connessioni neurali comuni. “Questa sorta di jukebox funziona come uno screensaver musicale che tiene la mente preservata, come fosse in stand-by, mentre siamo rilassati, dunque a un regime minimo di attività cerebrale e cognitiva”, ha spiegato la dottoressa Lauren Stewart dell'Università Goldsmiths di Londra. I motivetti ossessivi tornano utili nei momenti in cui le difese cerebrali sono più basse, e conservano la mente mentre essa è rilassata.

La ripetitività è uno dei fattori chiave del fenomeno. Per uno studio della Goldsmiths, anche suoni ascoltati inavvertitamente possono insinuarsi nel nostro subconscio e ricomparire in forma di earworms. Questi bachi possono essere solo frammenti di canzoni per varie ragioni: la memoria trattiene solo un lotto di informazioni acustiche contemporaneamente, o avviene il cosiddetto effetto Zeigarnik, dal nome della psicologa lituana Bluma Zeigarnik, che sottolinea la tendenza a ricordare i compiti o le azioni incompiute o interrotte con maggior facilità rispetto a quelle completate.


Per lo psichiatra Anthony Storr questa musica evocata, spesso non desiderata, è gratificante e ha il vantaggio di attirare l’attenzione su pensieri altrimenti trascurati o rimossi: potrebbe così assolvere a una funzione simile a quella dei sogni. L’immaginazione musicale spontanea, in questi termini, potrebbe ritenersi è biologicamente adattiva.


Per Oliver Sacks (in “Musicofilia”) “forse non è solo il sistema nervoso, ma è la musica stessa ad avere in sé qualcosa di molto particolare: il suo ritmo e i suoi contorni melodici, così diversi da quelli della parola, la sua connessione particolarmente diretta con le emozioni”.


Oliver Sacks

E da qui lo spunto per trattare dell’utilizzo della musica come risorsa nel processo ipnotico, proprio come Erickson, affetto da sordità tonale, ha fatto nel racconto citato. Non c’è forma di ipnosi più ipnotizzante della musica: essa è in grado, addirittura, di condizionare (Stanley Kubrick, “Arancia Meccanica”), plagiare (i suicidi imputati alle canzoni metal), creare sette (un esempio su tutti: il disco suonato al contrario può contenere messaggi occulti), indurre a comportamenti criminosi (il discorso è collegato anche all’ISO gruppale), creare dipendenze (è il caso del collegamento tra certi generi di musica e le droghe), ma anche far innamorare (alcuni studi hanno ritenuto la donna più soggetta all’influenza musicale nella scelta di un partner). E far star bene: generare un cambiamento ericksoniano.




IPNOSI; MOZART, CHOPIN, WAGNER E COMPAGNIA


La musica non si è estinta: essa è dunque collegata all’evoluzione? Ciò non troverebbe, prima facie, acchito in ambito darwiniano. Ma è solo un primo avviso. I canti di guerra, ad esempio, ancestrali, attuali - battere i tamburi, salmodiare, danzare - producono un ambiente sensoriale simile al contesto utile per l’induzione di una trance ipnotica. Una volta che i guerrieri sono stati “ipnotizzati”, agiranno di concerto per assaltare [2].

“Non conosceranno la paura; non avranno esitazioni; ed offriranno senza esitazione le loro ultime energie all’impresa. Probabilmente, la parte più importante di tutto ciò è che essi eseguiranno gli ordini automaticamente, come un riflesso, ed il disordine risulterà minimizzato. I vantaggi per la competizione di un simile comportamento sono palesi” (ISO gruppale).

Secondo alcuni studiosi, il fenomeno musicale si sarebbe evoluto proprio in quanto mezzo per indurre la trance ipnotica [3].

“La suscettibilità ipnotica, benché più antica della specie umana, fu elaborata dalla selezione naturale come mezzo per incrementare la coesione interna al gruppo e come mezzo per produrre un comportamento competitivo altamente ordinato ed efficiente a livello di relazioni intergruppo”. La musica avrebbe così, per tali studiosi, una base sociologica dotata di effetto “magico”, quasi mesmeriano.

Si cita Franz Anton Mesmer non a caso. Il medico e mistico austriaco (1734-1815) studiò l’opera di Paracelso, medico del ‘500, secondo cui le cause e i rimedi delle malattie vanno cercate nelle forze dell’universo, che influiscono sulle condizioni fisiche. Tra queste individuò il magnetismo, immaginandolo come un fluido sottile e invisibile emanato non solo dalla calamita, ma anche dal suo stesso corpo. Egli pretese di curare vari disturbi attraverso opportune tecniche fisiche basate sul passaggio di suddetto fluido magnetico (“magnetismo animale”) dall’ipnotizzatore all’ipnotizzato [4], notando che non solo le calamite, ma anche alcune persone erano particolarmente cariche di magnetismo tanto da riuscire a magnetizzare altre persone o pazienti con risultati ancora migliori di quelli ottenibili con le calamite. Il suo metodo si sviluppò attraverso l’imposizione di mani irraggianti energie benefiche, bagni collettivi in grandi tinozze contenenti acque magnetizzate, e l’induzione di stati di coscienza alterati di sonnambulismo artificiale.



Esperto di alchimia e di esoterismo, pochi sottolineano che Mesmer era anche un musicista, convinto che l’influenza della musica sull’animo umano fosse determinante per sondare e regolarne le passioni. Fu proprio il suo talento musicale a permettergli innanzitutto di conoscere, dunque sposare, la baronessa Maria Anna von Bosch, vedova del consigliere delle finanze: ciò avvenne quando il comune amico Rudolf Stupfel lo invitò presso la sua residenza di Neulingenstrasse per permettergli di illustrare la tesi di laurea agli adepti del Circolo dei Cavalieri e Fratelli iniziati d’Asia, di cui Mesmer faceva parte, e ad altri illustri ospiti. Per ringraziare Rudolf, Mesmer si mise al clavicembalo dimostrando di essere un musicista di talento. Fu, per questo, avvicinato dalla baronessa e da allora spesso invitato nella sontuosa residenza in Landstraße, presentato come un protetto e investito di privilegi [5].

Quindi, le nozze.


Wolfgang Amadeus Mozart con Franz Anton Mesmer
Wolfgang Amadeus Mozart con Franz Anton Mesmer

Il medico, durante una festa in casa del principe Dimitri Alekseevic Galitzin, conobbe Leopold Mozart e suo figlio, il giovanissimo Wolfgang Amadeus, che in quell’occasione fece ascoltare una delle sue sinfonie. Nacque una grande amicizia con la famiglia del compositore, e quando il dottore fu inviato a trascorrere una serata in casa Mozart per festeggiare insieme la fine della composizione dell’opera “Bastien und Bastienne”, che Wolfgang Amadeus presentò il 1º ottobre del 1768 proprio nella residenza mesmeriana in Landstraße, fu ufficializzato il mecenatismo illuminato di Mesmer.


“La famiglia Mozart conosceva Franz Anton Mesmer e frequentava la tenuta in cui il giovane medico (nato in Svizzera nel 1734) si era insediato a seguito del matrimonio (negli anni 60 del ‘700) con l’altolocata vedova von Bosch. Si trattava di una abitazione situata in una zona elegante di Vienna, che affacciava da un lato sulla Landstrasse, dall’altro sul Danubio, e circondata da un grande parco, dove, prima di insediare la propria clinica, Mesmer aveva dato spazio al suomecenatismo, in particolar modo nei confronti dei musicisti, convinto che l’influenza della musica sull’animo umano fosse determinante per sondare e regolarne le passioni (tra gli amici frequentatori della villa vi erano Haydne Glück, che eseguirono lì diverse loro opere)” [6].

Il giovane Mozart riponeva una tale fiducia nel nuovo amico di famiglia che una sera chiese se egli potesse sanargli un fastidioso dolore al collo [7].

Mesmer posò le mani sulle spalle di Wolfgang, che avvertì un “dolce calore”, e i suoi sintomi furono immediatamente alleviati: Mozart gridò al miracolo, e quando compose Così fan tutte (1790), nel finale del primo atto, in una scena molto comica, fece riferimento al mesmerismo. Despina, travestita da medico, toccava con una calamita, definita “pietra mesmerica”, la testa di due finti infermi.

“Franz Anton non si irritò con lui, perché conosceva bene il carattere scherzoso del suo amico” [8].


Di Mesmer si ha anche un aneddoto di altra valenza sulla musica: a Vienna, tra il 1776 e 1777, la paziente diciottenne Maria Theresia Paradis, rimasta cieca tra i 2 e i 5 anni, aveva un talento naturale per il piano e per questo veniva fatta esibire dai nobili genitori.

La giovane Resi aveva provato tutte le cure per recuperare la vista, senza risultati, fino ad incontrare il dottor Mesmer che le restituì la vista e la voglia di vivere. Al prezzo del suo talento musicale, che perdette con il trattamento. La sua musica, tra l’altro, le aveva fruttato le attenzioni dell’Imperatrice, ed i suoi genitori non esitarono a strapparla alla guarigione: una volta “licenziato” Mesmer, essi poterono riottenere la pensione di disabilità della figlia e farla tornare ad esibirsi, cieca.

Sin da queste evenemenziali vicende, il legame tra musica ed ipnosi: il magnetismo animale era inteso da Mesmer come una vibrazione simpatica pari a quella musicale, e poteva essere rafforzato con l’aggiunta di suoni. Il dottore raccontava di allucinazioni musicali in pazienti ipnotizzati, e suonava una glassarmonica in ausilio alle induzioni ipnotiche.



IPNOSI, MUSICA E SESSO


Altamente criticato in tutto, lo fu anche in questo da un altro musicista: il compositore Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, preoccupato - tra l’altro -che il fluido potesse agire sulle donne rendendole vulnerabili alle avances maschili [9]. Nel 1874, la Commissione Reale Francese indagava sull’utilizzo del mesmerismo che poteva essere fatto in ambito sessuale, la musica e l’ipnosi venivano associate al sesso, e Mozart, noto seduttore, con “Così Fan Tutte” aveva dato il colpo di grazia [10].


Anche nell’800 la musica continuava, malgrado le polemiche, ad essere collegata all’ipnosi. Un giovanissimo Frederic Chopin suonava melodie per il granduca di Polonia, che soffriva di ricorrenti attacchi di pazzia, e “come per magia” essi diminuivano.

La preoccupazione principale era di approccio comportamentista e si basava sulla concretezza che la musica generasse risposte automatiche proprio come il campanello di Pavlov sul cane, provocando risposte da parte del sistema nervoso (riflessi); oltre a ciò, che avesse potere sulla fantasia delle persone privandole del controllo, in particolar modo su quella sessualità̀ cui si è fatto riferimento.


Erano questi i tempi in cui, alla Scuola Salpêtrière di Parigi, Jean-Martin Charcot - dopo gli anni di Mesmer, Braid e Bernheim - per gli esperimenti sulla “grande ipnosi” o “grande nevrosi ipnotica” (stato letargico, stato catalettico, stato sonnambulico), utilizzava dei diapason e dei gong per far entrare in catalessi le pazienti isteriche. Il neurologo raccontava che in alcuni esperimenti, al suono del gong o al vibrare del diapason, esse cadevano in catalessi e - al cessare del suono - passavano in uno stato di sonnambulismo, producendo una forma di “epilessia musicogena”.


Anche Paul Regnard [11], Alfred Binet e Charle Féré, della stessa Scuola, utilizzavano il gong o ninne nanne per bambini per dimostrare che gli stati di trance costituivano la risposta fisiologica automatica del sistema nervoso del paziente agli stimoli presentati fuori dal controllo della psiche: come sopra, in questi casi, essendo l’isteria collegata con la sessualità, il tema rimaneva il medesimo, tanto che il medico francese Gilles de la Tourette (1857-1904) riteneva le donne particolarmente predisposte a manipolazioni ipnotiche. “Il fatto che i pazienti, indotti in trance da stimoli musicali, fossero quasi sempre donne, suscitava la preoccupazione che attraverso l’ipnosi il potere maschile poteva sovvertire la volontà̀ femminile, e lo stesso Gilles de la Tourette parlava di stupri sotto effetto di ipnosi” [12].


Otto Weininger, il filosofo austriaco di “Sesso e carattere”, descrivendo il carattere femminile come illogico, debole, passivo, parlava di ipnosi come perverso piacere sessuale femminile - “Ora, tutte le donne sono ipnotizzabili, non solo, ma si fanno volentieri ipnotizzare” (…) [13] - scrivendo senza mezzi termini che [14]:

l’ipnosi agisce sulla donna proprio come l’amplesso, “essa vi trova tanto più gusto quanto essa viene ripetuta”(c.d. passione sonnambolica). “I malati, ricordando il benessere provocato in loro dalla precedente seduta, non hanno che un pensiero: essere addormentati di nuovo”. Circa la gelosia della medium: “Molti magnetizzatori hanno ben descritto la sofferenza che prova una sonnambula quando apprende che il suo direttore addormenta nello stesso modo un’altra persona”.

Lo psichiatra tedesco Albert Moll (1862-1939) affermava: “Non può essere negata, almeno per dati casi, una certa affinità fra l’amore sessuale e il rapporto che si stabilisce mediante la suggestione” [15].


Le implicazioni sessuali nell’ipnosi musicale sono state studiate anche in via sperimentale su donne che in stato di trance, ascoltando melodie di Wagner, raggiungevano orgasmi, in una musica “considerata dal profondo, nella quale l’io individuale diurno, razionale e cosciente, si dissolve nell’inconscio collettivo notturno” [16]. Nietzsche definiva Wagner un mesmerista ed un maestro di ipnosi, che aveva colto nella musica un mezzo per eccitare i nervi stanchi: “Wagner ci rapisce i giovani e ci rapisce perfino le nostre donne, e le trascina nella sua caverna” [17].


Richard Wagner

Tutto ciò appartiene culturalmente ai periodi storici di origine, per arrivare ad un’ipnosi in cui la musica in ambito ipnotico e terapeutico non solo non è più collegata al sesso e alla suggestione, ma può essere utilizzata in maniera fortemente utile a risvegliare l’identità sonora del soggetto, meglio detto l’inconscio collegato alla sua universalità prima, al suo individualismo poi, infine alla sua socialità, attivando - esattamente come l’ipnotizzatore fa con la voce - le emozioni necessarie al cambiamento proprio come in quell’orchestra solo immaginata, eppure ascoltata e vista da Milton Erickson e dalla sua paziente nell’ambito di un rapport funzionale. Come avviene in una ninna nanna.

(Segue nel prossimo articolo). ROMINA CIUFFA





BIBLIOGRAFIA


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NOTE


[1]ERICKSON M.,“La mia voce ti accompagnerà”, Astrolabio, p. 66.

[2]ZINDLER F.R.,The Probing Mind, in American Atheists, ottobre 1984.

[3]Cit.

[4]PROIETTI G.,Storia dell’ipnosi: Mesmer e il magnetismo animale, in https://www.psicolinea.it/storia-dellipnosi-mesmer-e-il-magnetismo-animale/, 2001

[5]THUILLIER J., Mesmer o l’estasi magnetica, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1996

[6]STILE A., Alchimia e geometria delle passioni: Mozart e Mesmer, in Archivio di storia della cultura, XXV, 2012, p. 3 (Napoli: Liguori, 2012)

[7]Voce “Franz Anton Mesmer”,in www.wikipedia.it

[8]Ibidem.

[9]HOFFMANN E.T.A., “Madness, and Death in “Der goldne Topf”in “Maria M. Tatar Studies in Romanticism”, Vol. 14, No. 4 (Fall, 1975), pp. 365-389.

[10]GAULD A., “A History of Hypnotism”, Cambridge University Press, 1992.

[11]REGNARD P., “Les Maladies épidemiques de l’esprit”,Paris, 1887.

[12]LO CASCIO S.,“Ipnosi e musica, da Mesmer ai Rave Party”in “Italreport”, novembre 2018.

[13]WEININGER O.,“Sesso e carattere”, Edizioni Mediterranee, 1992, p. 348.

[14]Cit., p. 347.

[15]MOLL A., “Der Hypnotismus”, 3rd enlarged edn. Berlin, Fischer’s Medicinische Buchhandlung H. Kornfeld, 1895, ibidem.

[16]LO CASCIO S., cit.

[17]NIETZSCHE F.,“Nietzsche contro Wagner”, Leibniz, 1889.

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